Ci apprestiamo ora ad immergerci in un altro classico della letteratura del Trecento: il Decameron del Boccaccio. Il libro narra di un gruppo di giovani, più precisamente sette donne e tre uomini, che per dieci lunghi giorni si trattengono fuori Firenze per sfuggire alla peste nera che in quel periodo imperversava nella città, e che si intrattengono raccontandosi a turno delle novelle, da qui prende il nome di Decameron: “opera” di dieci giorni.

A mano a mano che si susseguono i racconti dei protagonisti, tramite essi vengono ricostruiti l’immagine, le strutture relazionali e i valori dell’umanità e della società che altrimenti sarebbero perduti, dal momento che la città è sotto l’effetto distruttivo e paralizzante della peste.
Rilevante è l’introduzione del Decameron:
«Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in diece dì dette da sette donne e da tre giovani uomini.»
Con più precisione ci troviamo all’interno del Paese di Bengordi, contrada del paese di Berlinzone, un luogo immaginario descritto da Boccaccio nella III novella dell’VIII giornata.
La descrizione di questo luogo viene fatta da Maso del Saggio che, insieme a Bruno e Buffalmacco, inventano una burla ai danni del credulone Calandrino. Questi, attratto da quanto gli viene narrato riguardo al meraviglioso paese di Bengodi, dove si trova in abbondanza l’elitropia, pietra che rende invisibili, si mette alla sua ricerca.
Tra le righe infatti possiamo leggere:
“Se grosso cappone si trovava, de’ quali ella molti con gran diligenzia faceva nutricare, e’ conveniva che innanzi cotto le venisse; e le pappardelle col formaggio parmigiano similmente: le quali non in iscodella, ma in un catino, a guisa del porco, così bramosamente mangiava, come se pure allora dopo lungo digiuno fosse della torre della fame fuggitasi… “
Comprato un grande capone e grattugiato un po’ di parmigiano ci apprestiamo anche noi a preparare le nostre gustose pappardelle.
RICETTA
Per non discostarci troppo dalla tradizione abbiamo deciso di utilizzare, come protagonisti dei nostri piatti, ingredienti rimasti invariati da generazioni. Il cappone è uno di questi, immancabile il brodo fatto con quest’ultimo dove cuocere i tortellini.
Non tutti però, si sa, amano le minestre in brodo ed allora ho pensato, prendendo ispirazione da Boccaccio, di fare un primo piatto asciutto che valorizzasse questo ingrediente al massimo.
INGREDIENTI
- 4 uova
- 400g di Farina
- 2 gambi di sedano
- 1 carota
- 1/2 cipolla bianca
- 500g di polpa di Cappone disossato
- 300g di pomodori pelati
- 2 rametti di timo
- 1 rametto di rosmarino
- 2 foglie di alloro
- 1,5 dl di vino bianco
- 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
- 1 zucchina
- 1 carota
- 1 porro
- olio per friggere
- pepe
- sale
PROCEDIMENTO
Per preparare una perfetta pasta all’uovo, disponete la farina a fontana (conservandone da parte una piccola quantità da utilizzare al bisogno) e al centro sgusciatevi le uova. Con una forchetta rompetele prendendo a mano a mano un po’ di farina circostante.
Quando il composto non sarà più liquido impastate energicamente sulla spianatoia fino a ottenere una pasta omogenea, liscia ed elastica, che disporrete all’interno di un sacchetto di plastica per alimenti ben chiuso. Fate riposare per almeno 1 ora a temperatura ambiente.
Tirate la sfoglia con il mattarello direttamente sulla spianatoia portandola allo spessore desiderato. In alternativa potete utilizzare una macchinetta sfogliatrice. In quest’ultimo caso, utilizzando un tarocco, tagliate una porzione di impasto, avendo cura di lasciare la pasta restante sempre all’interno del sacchetto per non farla seccare. Infarinatela appena e stendetela con il mattarello il tanto che basta ad adattarla alla larghezza dei rulli.
Fatela passare tra i rulli una volta per ciascun numero, iniziando con il numero 1 fino a ottenere lo spessore desiderato in base al tipo di pasta che volete realizzare.stendete la pasta, prendete una di impasto ed adagiatela sulla spianatoia. Infarinatela leggermente e avvolgetela su se stessa. Con un coltello affilato ricavate delle strisce di 2-3 cm di larghezza. In questo modo otterrete tante rondelle, che avrete cura di aprire e stendere su una parte libera della superficie di lavoro a mano a mano che le avrete tagliate, in modo da non farle attaccare. Fatele asciugare e formate con le mani tanti nidi che disporrete su dei vassoi di legno.
Tagliate la polpa del cappone a dadini e raccogliete gli scarti e in una pentola con 1 gambo di sedano, 1 foglia d’alloro e il sale; bagnate con abbondante acqua fredda e fate bollire per 1 ora e 30 minuti. Pulite e tritate finemente la carota, la mezza cipolla, il sedano rimasto e lasciateli soffriggere per 5 minuti in una casseruola con l’olio e un mazzetto formato da 1 foglia di alloro, il timo e il rosmarino. Unite il cappone a dadini e fatelo dorare per circa 8 minuti; bagnate con il vino bianco, unite i pelati, schiacciandoli, e coprite con abbondante brodo. Aggiustate di sale e pepe e fate cuocere per circa 1 ora e 30 minuti eliminando poi il mazzetto aromatico. Per le verdure croccanti: pulite e tagliate a julienne zucchina, carota e porro, infarinateli e friggeteli in abbondante olio sino a quando saranno croccanti. Sgocciolateli e metteteleli su un foglio di carta per fritti. Cuocete le tagliatelle in acqua bollente salata; scolatele, conditele con il ragù di cappone e distribuitele nei piatti insieme alle verdure fritte.

